Naz Pasali
Dati e contatti

Mentre lavoravo come regista a Istanbul, i collage che realizzavo nel mio studio sono stati scoperti da una critica d’arte, e questo incontro mi ha portata a esporre con la galleria DoArt. Tuttavia, per la natura stessa della mia ricerca, ho sentito che collaborare con gallerie tradizionali non fosse coerente con il mio percorso. Così, nel 2019, ho fondato a Istanbul il collettivo queer femminista Muliere, una realtà non profit e artist-run che ha organizzato diverse mostre in città e, successivamente, otto collaborazioni a Roma con il collettivo Vernissage. Ho inoltre portato artiste e artisti italiani in fiere in Turchia, come ArtContact e ArtAnkara, partecipandovi anch’io in prima persona. Attualmente mi sto preparando alla mia prossima mostra presso Spazio Hasita a Milano.




La mia pratica è profondamente femminista, ma il mio lavoro non si limita a denunciare la condizione patriarcale: cerco di colpire al cuore del problema. Credo che la radice della difficoltà delle donne ad affermare pienamente la propria identità risieda nei limiti imposti dal corpo. Il corpo femminile è stato storicamente oggettivato e ridotto a contenitore, mentre la persona della donna è stata spinta a separarsi dal proprio corpo. Pur essendo inseparabili, corpo e anima vengono trattati come entità indipendenti, producendo etichette, identità forzate e, ancor peggio, una mercificazione.




Nelle mie opere il corpo femminile non è solo un oggetto visibile: è uno spazio vivo, che racchiude mondi colorati, pensieri e possibilità infinite. Attraverso collage e vetro colorato frammento e ricompongo il corpo, lo faccio risplendere di luce, per rivelarne la complessità invisibile. La parte più pericolosa dello sfruttamento, infatti, è la sua invisibilità dovuta all’abitudine. Con la mia arte voglio sollevare questo velo e ricordare che una condizione di esistenza più libera è possibile.


 
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